Presente

Marina Regliani | racconto

Si alza presto, alle sei è già in piedi, fa colazione leggera, legge tre giornali, si fa la barba con il rasoio a mano, quello con la lama verticale, si sciacqua con acqua fredda, accende la macchinetta del caffè, fa la doccia caldissima, si improfuma con l’acqua di colonia che compra ogni estate in provenza, prende il secondo caffè, indossa i vestiti pronti dalla la sera prima, tranne la cravatta che sceglie al momento, prende la macchina adatta alla giornata, va allo studio, legge altri giornali, risponde alle mail, lavora da solo per qualche ora, pranza con il suo staff, sia uomini che donne, si chiude un quarto d’ora con la nuova, si riposa una mezzora, controlla le quotazioni nel televideo, si lascia passare le prime telefonate, riceve i primi appuntamenti, si fa portare il caffè, si annoia, controlla internet, controlla di nuovo il televideo, si prepara per le sue telefonate, prima il figlio, poi la compagna, la mamma, la ex moglie, l’altra ex moglie, la nuova gli porta l’aperitivo, si chiudono questa volta una mezz’ora, chiama il suo staff per il punto sulla giornata, dice a tutti il necessario per la giornata seguente, resta solo nello studio, si fa una doccia, si cambia di camicia, si passa delicatamente crema profumata sul collo, chatta un paio d’ore con sconosciute, così pratica le lingue, si masturba un paio di volte, chiama la nuova a cena, ordina per entrambi cucina giapponese, zuppa di miso chiraschi sashimi sakè, mangia in silenzio con un occhio costante al televideo, saluta la nuova, legge a voce alta un canto della divina commedia, anche se la conosce a memoria, chiama il garage per la macchina, fa un giro intorno alla città, rientra a casa, controlla il lavoro della domestica, le lenzuola pulite, le camicie in fila per colore, la colazione pronta, i saponi in fila per odore, controlla la posta elettronica, si apre una bottiglia di vino, beve un bicchiere o due mentre cammina per la casa, verifica su christie’s quali bottiglie partecipano all’asta, ne compra un paio, va in giardino, carezza i cani con lo sguardo, butta il vino che gli avanza, prepara i vestiti per il giorno dopo, lascia quelli vecchi nel bagno, controlla i denti, si guarda nudo allo specchio della camera, si mette a letto che sono ormai le tre le quattro. Finalmente sogna. È lui il protagonista. È nel futuro. Ma è donna. Tutto scorre come in un’aria di vetro. È il contrasto con l’aria gelida che entra nella stanza. Non dorme mai con la finestra chiusa. Neanche d’inverno. Il sogno è un incontro con un uomo che ama. Ma che non conosce. Non sa se l’uomo non la ama o se la ama troppo. L’effetto è comunque lo stesso. La sensazione di una indifferenza ovvia ma impenetrabile. L’uomo se ne va. Lei si sdraia ora sul divano ora sul tavolo di marmo. Dove la nonna stende la pasta. Dell’uomo resta qualcosa. Questa cosa si agita tra la gola e la bocca dello stomaco. Tossisce più volte. Pensa. Se tossisco esce dalla bocca. Malgrado gli sforzi non succede niente. La gola è già irritata quando con due dita si provoca il vomito. Al terzo tentativo esce fuori. Un impasto informe. Turgido di grasso a ciambelle. Pieno di piccoli occhi. Braccini minuscoli che si muovono. Ora ha paura. Con entrambe le mani afferra questa cosa vischiosa. Ma scivola via con tutto il suo muco. In un istante torna dentro. Capisce subito. Dalla bocca non esce. È troppo dentro ormai. Pensa. Lo spingo giù. È l’unico modo. Lo infilo tutto nello stomaco. Poi nell’intestino. Poi lo rifaccio. È l’unico modo. Si sforza al massimo. Spinge forte. Più spinge più la cosa va giù senza ostacoli. È contenta. I suoi sforzi la premiano. Sente di nuovo fiducia in sé. È sulla via giusta. Pensa all’uomo con un sorriso. Le fa meno paura. In fin dei conti non è così doloroso il lascito dell’uomo. Anzi. Ora gioca. Si diverte. Calcola. Immagina il tempo che ci vuole. Giù di corsa per i quaranta metri del suo intestino. Pensa. Lo spingo solo con i muscoli addominali. Però non sente alcuno stimolo. Forse è ancora all’inizio. Dell’intestino. Oppure scende per la strada sbagliata. Di colpo si rende conto. La cosa va sempre più giù. Corre verso il basso. Ma non si infila nell’intestino. Si interra sempre di più. Ma non la sente nell’intestino. Secondo dopo secondo si incarna sempre di più. Ma lei lo sa. Per quella via non si trova l’anello dell’ano. Se lo tocca perfino con le dita. Vuole la certezza. Prova con foga. Lo allarga. Lo slabbra. Lo scuce. Lo rompe. Tanto che scorre sangue. Ma niente cambia. Ora ne è consapevole. Ha perso il controllo. La cosa non si ferma. Sente bene che è sempre più lontana. Sempre più irraggiungibile. Sempre più incarnita. Ha una crisi di panico. Non si sente più l’intestino. Capisce. È senza organi. È esausta. Disperata. Si stende sul tavolo di marmo. Si rigira più volte nella farina finché non resta supina. Con i ginocchi ripiegati. Le cosce aperte. Si prepara al travaglio. Le nervature dei muscoli si attivano di colpo. Il corpo ora fa male. Ma ogni sensazione è lontana. Il marmo ora è ovatta. Il dolore si fa presagio. Capisce. È lei che partorisce. Si sveglia, sono le sei del mattino, fa colazione leggera, legge i giornali, si fa la barba, si sciacqua, beve il caffè, fa la doccia caldissima, beve il secondo caffè, indossa i vestiti già pronti, tranne la cravatta che sceglie al momento, va allo studio, legge altri giornali, risponde alle mail, si rinchiude per qualche ora, pranza con il suo staff, sia uomini che donne, si apparta con la nuova, la trattiene a lungo con domande fuori contratto, lei risponde che non sogna mai, che non partorisce, che non pensa al futuro, si riposa una mezzora, controlla il televideo, riceve i primi appuntamenti, controlla internet, si prepara per le sue telefonate, figlio, compagna, mamma, ex moglie, altra ex moglie, chiama il suo staff per il punto sulla giornata, resta solo nello studio, si fa una doccia, chatta con sconosciute, si masturba a lungo, congeda la nuova, cena solo, cucina giapponese, legge a voce alta un canto della divina commedia, rientra a casa, controlla il lavoro della domestica, lenzuola, camicie, colazione, saponi, controlla internet, compra gioielli on line, sceglie una bottiglia di vino, beve un bicchiere o due, va in giardino, carezza i cani con lo sguardo, butta il vino che gli avanza, prepara i vestiti per il giorno dopo, controlla i denti, si guarda allo specchio, si mette a letto che sono le quattro, giace sveglio con gli occhi aperti.

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